Sarà capitato anche a te, giovane (e anche meno giovane) laureato nelle discipline letterarie e umanistiche, che ti siano stati riversati addosso, come se fossi un’orrenda discarica a cielo aperto, tutti i discorsi-immondizia sparati da presunti esperti del mondo del lavoro, parenti e amici, sulla reale utilità del tuo percorso di studi.

Se hai avuto la fermezza e la tenacia di tapparti le orecchie con le mani, usando quest’ultime solo per sfogliare i mille libri che hai studiato, ho una buona notizia per te.

Con queste lauree si lavora, non meno dei tuoi cugini ingegneri meccanici.

E sono proprio i numeri, quelli che amano tanto i nostri detrattori, a condannare le migliaia di luoghi comuni sul laureato in filosofia che fa la fame dando ripetizioni di italiano a piccoli delinquenti di 12 con il coltellino in tasca.

Questo è così vero, che vale addirittura negli USA dove “ci vogliono quelli che sanno usare i combiuter perché il combiuter è il futuro”.

Un report dell‘American academy of arts and sciences rivela che gli studi nelle «arti liberali» garantiscono margini di entrate e soddisfazione in linea agli altri corsi di studi universitari.

I laureati in discipline umanistiche percepiscono un reddito mediano (parola che farà piacere leggere agli amici statistici: parliamo del valore al centro della curva di distribuzione di tutti i valori presi in esame) di 52mila dollari dopo il titolo triennale, per salire a 72mila dopo la laurea magistrale. Certo, meno rispetto al cugino Jason di turno, che  da ingegnere arriva a 82mila dollari, ma ampiamente sopra lo standard della cosiddetta stabilità economica, e molto sopra i 34 mila dollari di chi si ferma al diploma.

Uno scenario non diverso tra le mura italiche. Almalaurea conferma questa situazione anche in Italia, riportando che il grado di soddisfazione finanziaria in base al lavoro che si fa, è più alto tra i “letterati” che tra “quelli bravi al combiuter

Questo non basta.

La più grande critica mossa dai cultori del politecnico è che le lauree umanistiche di fatto, non sono, come dicono gli addetti ai lavori, “professionalizzanti”. In altre parole, non ti forniscono strumenti, in termini di conoscenze ma soprattutto abilità, immediatamente adoperabili in un lavoro.

Invece, proprio nell’era delle professioni digitali e della specializzazione esasperata, questo potrebbe essere il vero valore aggiunto dei “letterati”.

Sempre più laureati in materie umanistiche fanno carriera nel management in settori come l’itc, la finanza, i servizi e le vendite.

Come mai accade questo?

Perché proprio le aziende dei settori che ho appena indicato si rivelano tra quelle che sono più a caccia di laureati con un modo di pensare e una visione del mondo che solo le materie umanistiche possono fornire.

Ciò che davvero ci differenzia in meglio è il nostro punto debole. Anzi, il nostro punto debole è ciò che davvero ci differenzia in meglio: la mancanza di una prospettiva di lavoro già tracciata dal percorso di studi.

“La versatilità dei laureati del settore nasce da una «predisposizione psicologica»: chi si iscrive a lettere antiche o filosofia della scienza è già abituato all’idea che potrà o dovrà reinventarsi in un ambito diverso da quello di studi, applicando altrove la duttilità di pensiero acquisita” riporta il sole24ore…non basta?

Continuo, non c’è problema.

Questo sta avvenendo proprio nella Silicon Valley, la patria di tutte le diavolerie tecnologiche che non ci stanchiamo mai di indicare come il nostro futuro lavorativo.

Beh, la CEO di Youtube, Susan Wojcicki, è laureata in storia e letteratura ad Harvard (prima di virare sull’economia con un dottorato).

Come si può lavorare nei social e non conoscere la semiotica?

Come si può parlare di machine learning senza una base di filosofia etica e morale? (io direi come si può parlare di machine learning e basta, ma è un altro paio di maniche).

Come possiamo tenere saldo il ponte tra il nostro “essere umani” e questa giungla di hardware e software che abbiamo creato, senza chi ha la sensibilità, l’intuito e le conoscenze per non perdere, definitivamente, il controllo su tutta la situazione?

Se si vuole ottenere un lavoro sicuro, “nonostante” una laurea in ambito umanistico, non bisogna accontentarsi di una scrivania impolverata e di un luogo buio e ostile solo per placare il senso di colpa per non aver fatto il medico e l’ingegnere.

Per far funzionare il mondo, anche quello dei nostri giorni, non bastano di certo gli uomini dei numeri.

Scegliete e perseverate nello studio di discipline che sono nelle vostre corde, e su quelle andate a innestare il “sapere come fare a” del contesto di lavoro in cui vi trovate ad operare.

La formazione specifica arriva sempre dopo, magari con un imprenditore lungimirante che crede in voi, ma non può esserci senza un percorso di esaltazione del vostro talento.

La formazione specifica è il diamante, la formazione di base secondo le vostre attitudini è l’anello. Se non avete l’anello su cui incastonarlo, vi toccherà tenere il diamante in mano senza poterlo esibire.

Le opportunità per chi si è formato secondo i suoi desideri non mancano, ci sono, e ti serve solo chi può segnalartele.

Per questo ci siamo noi.

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Ti auguro il meglio.

Stefano – Area Progettazione