Perdo sempre il conto di tutte le storie, tra serie tv, film e libri che parlano del rapporto tra uomo e macchina, in termini più che negativi, direi apocalittici.

Pensa a Blade Runner. Già dovrebbe bastare senza aggiungere altro. Ma aggiungo.

La perfida auto sportiva, soprannominata “Christine” nel romanzo “La macchina infernale” di Stephen King, che devasta la vita dei protagonisti.

La drammatica lotta contro le macchine in Matrix, che non solo ci hanno schiavizzato, ma hanno addirittura ricreato per noi un complesso mondo illusorio e virtuale, per controllarci e “coltivarci” come vegetali.

O il più nazional-popolare Iron Man, che una volta ha pagato la sua superficialità verso l’intelligenza artificiale, con la distruzione dell’intera Sokovia da parte dell’automa cosciente chiamato Ultron.

Non sono in vena di parlare in ordine sparso di quanto siano affascinanti e avvincenti queste storie. Perché è probabile che per te non lo siano. Anche se non so davvero come non fanno a piacerti.

Ma non è questo il punto.

C’è un solidissimo filo conduttore tra queste storie, corposo, massiccio e teso come il cavo di una funivia: si chiama PAURA DELLA TECNOLOGIA.

Una paura non fobica in senso stretto, non orripilante, non raccapricciante. Si tratta di una paura che ci genera angoscia, insicurezza e una sconfinata dose di diffidenza verso il futuro. Questo perché si fa una grandissima manipolazione mediatica su ciò che il progresso tecnologico sta portando e porterà nella vita lavorativa di ognuno di noi. Si parla di sostituzione dell’uomo con la macchina, della riduzione drastica dell’offerta di lavoro, e della sparizione nell’oblio di centinaia di professioni, per così dire “umane”.

Ecco, qui mi fermerei un attimo.

Hai presente quando trovi una risposta brillante, calzante e perfetta per una domanda precisa, e aspetti così tanto quella domanda, che finisci per dimenticarti quella strabiliante risposta?

Quindi ora segnatela su un pezzo di carta, un giorno ti servirà.

Un giorno un bambino delle elementari o un ragazzino delle medie ti chiederà a che cosa serve lo studio della Storia. Tu potresti rispondergli con la solita risposta standard e solenne “Per imparare dai nostri errori”, oppure fargli un ottimo esempio, che ti assicuro, con interlocutori dai 2 ai 92 anni funziona sempre al 100 % garantito, (post 92 anni non ho ancora provato).

Parlagli della rivoluzione industriale: se tutti studiassimo le reazioni della filosofia, dell’economia politica, della sociologia, o anche solo dell’opinione pubblica all’introduzione dei macchinari per la produzione in serie, che hanno via via sostituito il lavoro artigianale e manuale della mano umana, troveremmo questi argomenti: sostituzione dell’uomo con la macchina, riduzione drastica dell’offerta di lavoro, sparizione nell’oblio di centinaia di professioni, per così dire “umane”.

Insomma la stessa storia di oggi.

Eppure, la rivoluzione industriale, quella delle fabbriche, ha rovesciato le prospettive del mondo, ricreando un nuovo sistema produttivo che è resistito fino ad oggi, con le sue debolezze e contraddizioni certo, ma che è qui, a farci trovare lo stesso tubo di Pringles, con lo stesso sapore, consistenza e forma ovunque nel mondo.

Chi però preferisce le patate al cartoccio della nonna, non è destinato all’insoddisfazione perpetua: cercherà, attraverso altri canali (una trattoria, un food truck particolare, sua nonna stessa), la soddisfazione del suo bisogno, che non è solo alimentare, ma di riconciliazione con la sua cultura gastronomica, con i suoi affetti familiari, con l’idea di sé che porta avanti.

La tecnologia aumenta la sua velocità di crescita e di influenza nelle nostre vite a ritmi esponenziali: tutto va sempre più veloce, e questo ritmo è inarrestabile, perché è alimentato da noi stessi, che chiediamo ogni giorno più praticità, più velocità, di più, e ancora di più.

Ma non è possibile credere che questo possa portare alla distruzione della dimensione umana del lavoro.

La tecnologia fa parte dell’evoluzione della nostra storia su questo pianeta. Possiamo perdere tempo a lamentarci che i robot raccolgono le olive al posto nostro, oppure studiare per progettare una nuova nicchia di mercato nel settore olivicolo.

E’ un esempio come un altro ci mancherebbe, ma  la chiave sta nel trovare l’opportunità in ogni cambiamento, prima ancora di lamentarsi del cambiamento stesso.

Sono d’accordo anche io con Celentano, tutte queste colate di cemento…e non lasciano l’erba. Ma tanto vale studiare un modo per vivere e sopravvivere con soddisfazione al cemento.  Non trovi?

Ti svelo un segreto: molte delle professioni che credi stiano diventando solo automatiche, non lo saranno mai davvero. Perché alle macchine reali manca ciò che aveva la macchina infernale di S. King, l’automa Ultron e le sentinelle di Matrix: la coscienza.

Quella è fantascienza. La realtà è che nel mondo della grafica, della progettazione tessile, calzaturiera, industriale e artigianale, la lampadina che si accende e tira fuori una soluzione creativa, ce l’abbiamo solo noi.

Con questo non voglio dire che tutti dobbiamo diventare Caravaggio e Donatello del 2018, perché è impossibile. Voglio dire che l’unica cosa sensata da fare è trovare un percorso di crescita che porti ad esaltare il tuo “saper fare” lasciando che la tecnologia sia un’esaltazione delle tue abilità, e non un suo svilimento.

Per questo è nato il progetto “Artigiani Digitali” di CDQ FORMAZIONE.

In ”Artigiani Digitali” troverai l’occasione che hai sempre aspettato per poter imparare a fare il mestiere per il quale sei portato. Già il mestiere, questa parola bellissima che stanno cercando di cancellare, e che noi non permetteremo che accada.

Diventerai esperto in ciò che sceglierai di fare: la grafica, o la progettazione, o l’ideazione nel settore pubblicitario, della moda, dell’arredamento.

Un’occasione così andrebbe scovata, dopo una serie di porte sbattute in faccia, di “niente di fatto”, di tanto sudore e lacrime, come è accaduto a tanti, a troppi.

Il progetto verrà reso pubblico a breve, ma c’è già molto fermento intorno a questa divisione formativa.

Molti ci hanno già chiamato o scritto per avere più informazioni, e verranno presto accontentati e premiati con qualcosa in più, per la loro solerzia.

La buona notizia è che puoi essere fra questi.

Clicca qui, compila il form, e ti daremo più informazioni sul progetto, spiegandoti come riservare il tuo posto nei primi corsi di formazione certificati che partiranno.

Già, corsi di formazione certificati dalla Regione Puglia, perché basati sulle UNITA’ DI COMPETENZA previste dalla Regione per lo svolgimento di queste professioni, inserite nel Repertorio Regionale delle Figure Professionali.

E come se non bastasse, al termine della formazione, farai uno stage all’interno di una azienda, del settore, che subito metterà alla prova le tue competenze, e poi vediamo se davvero il computer progetta da solo.

Te la faccio breve, ARTIGIANI DIGITALI è la risposta che cercavi per avere un lavoro che non solo ti soddisfi, ma che ti renda orgoglioso delle tue competenze.

Clicca qui, compila il form e prendi in mano la tua vita.

Ci vediamo qui.

Stefano – Area Progettazione