Con il post di oggi seguirò una corrente un tantino contraria a quelle seguite fino ad ora. Se un po’ ti diletti nelle letture dei nostri articoli, dovresti sapere ormai, che siamo grandi sostenitori dell’auto-imprenditorialità giovanile, rispetto alla rincorsa verso il famoso posto fisso.

In molte occasioni ho speso parole a favore di tutti i miei coetanei (anno più, anno meno) che prendono la loro vita professionale in mano e riescono a farne un capolavoro, a voler citare le parole di Papa Giovanni Paolo II.

Mi sto riferendo a tutti quelli che, in barba alla crisi, alle tasse, ai più neri e scoraggianti pronostici, si buttano a capofitto nelle loro idee, nei loro progetti, nelle loro ambizioni e investono tutte le loro energie e risorse per trasformarle in realtà imprenditoriali e professionali, in grado di autogenerare lavoro per se e per gli altri.

Sono e rimango fortemente convinta del fatto che il vero motore del nostro Paese, della nostra terra, per uscire da questa impasse, sia farsi da soli, lavorando, studiando e ancora lavorando fino a riuscire a mettere su un attività in proprio.

In fondo, è un po’ il sogno di tutti noi: poter svolgere un lavoro che corrisponde alle nostre passioni. È pur sempre il posto dove trascorriamo la maggior parte del nostro tempo e, se vogliamo, della nostra vita.

C’è un MA, nonostante tutto, a quanto affermato fino ad ora. Anche più di uno, se iniziamo a guardare la cosa sotto prospettive diverse. Riguarda il fatto che, in fondo, rincorrere il famoso posto fisso potrebbe non essere una cattiva idea.

Potrebbe arrivare un momento nella vita, verificarsi un evento, prendere in considerazione aspetti che prima non si erano immaginati neanche o si erano completamente sottovalutati, che possono farti rendere conto che, tutto sommato, quella per cui ti sei tanto “sbattuto” non è la tua strada.

Mi spiego meglio.

Quasi a ognuno di noi è capitato prima o poi di scontrarsi con la scelta se optare per un lavoro in qualità di dipendente o aprire la famosa partita IVA e crearselo da soli, un lavoro.

Come se non bastasse, a molti di noi, è capitato, forse anche prima, di dover scegliere se puntare alle realtà private, e quindi essere dipendenti dello stesso imprenditore a vita, o perseguire il tanto ambito, e anche un po’ deriso, ma certo famoso POSTO FISSO.

Forse non tutti abbiamo fatto una scelta pienamente consapevole o, semplicemente, ci siamo fatti trasportare dall’idea di inetto parassita dello Stato che spesso viene dipinta sul volto di chi, un posto fisso, è riuscito a ricoprirlo.

Converrai con me che l’immagine sociale attribuita ai dipendenti della Pubblica Amministrazione o di un Ente pubblico in generale, non è certo la più figa del mondo.

Da Paolo Villaggio a Checco Zalone, i protagonisti dei film più divertenti del panorama cinematografico italiano, hanno impersonato proprio la figura del famoso funzionario pubblico.

Un po’ sfigato, un po’ inetto, un po’ incapace, un po’ (anche un bel po’) raccomandato, senz’altro protagonista di una vita e un lavoro assolutamente mediocri e tutt’altro che degni di stima.

Forse, e sottolineo forse, questa immagine ha un po’ condizionato tutti noi, facendoci sprezzare quella che potrebbe essere, ad oggi, ancora l’unica fonte di stabilità lavorativa, per optare verso strade più avventurose e imbattute.

A mettere la ciliegina sulla torta, poi, c’è la questione che non sia proprio scontato riuscire ad ottenere il famoso posto fisso, soprattutto in virtù del fatto che tocca passare necessariamente per un concorso pubblico.

Bene, sono d’accordo con te. O meglio, lo ero fino a pochissimo tempo fa.

Con l’esperienza ho dovuto ricredermi su tutti i fronti.

Scrivo così perché rientro fra quelli a cui, come ti accennavo sopra, è capitato un evento totalmente inaspettato che ha completamente stravolto la mia visione della vita, le mie convinzioni e molto probabilmente anche le mie aspirazioni lavorative.

Ho scoperto, grazie ad una supplenza fatta lo scorso anno, che adoro ricoprire il ruolo di insegnante. Proprio io che ho sempre escluso, nella mia vita, di poter sedere dietro una cattedra.

Non sono affatto tagliata” – mi sono sempre detta – “Non ho pazienza, non riuscirei mai a star dietro a una classe intera, soprattutto con l’educazione e la mentalità che si ritrovano i ragazzini di oggi. Poi si sa che gli insegnanti non fanno mai nulla, cosa dovrei farmi dire in giro? No, no!

Ecco mai alcuna affermazione fu più falsa di quelle ipotizzate fino a poco tempo fa, da parte mia.

Io, che per anni sono stata convinta che l’unico lavoro in grado di appagarmi fosse su una spiaggia alle Maldive, dietro il mio pc, a scrivere fiumi e fiumi di articoli per le aziende più disparate, improvvisamente ho dovuto ricredermi.

Improvvisamente mi sono ritrovata al timone di una classe di ragazzini totalmente indisciplinati, capaci di tartassarti di domande peggio di un bimbo di 3 anni, in preda alle più feroci tempeste ormonali e suscettibili al solo sguardo e riscoprirmi totalmente innamorata di questo meraviglioso mestiere. Della componente umana che lo caratterizza, della meraviglia di veder rivivere in loro i ricordi più belli, dell’età più bella, che ognuno di noi possa attraversare.

Non credo si possa spiegare a parole, perché è una di quelle cose che ti prendono a pelle. Ma per certo, oggi, posso affermare non esiste contratto firmato, articolo postato sulla testata più importante, progetto vinto o incasso ricevuto, che valga anche solo un briciolo del loro sguardo quando riesci a far scoprire loro qualcosa che mai avevano conosciuto prima.

Quando li vedi totalmente coinvolti in attività che mai nessuno gli aveva fatto fare prima e, più di tutto, quando riesci a regalare loro uno squarcio di luce in questo futuro nero che tutti amano prospettagli.

Nulla vale, quanto svolgere il mestiere dell’insegnante. E ho dovuto raggiungere 36 anni suonati per capirlo.

Ho dovuto aspettare fino a questa età, per capire anche che, dietro quelle scrivanie tanto inette degli uffici che spesso frequentiamo, per le nostre più disparate esigenze, c’è gente che nonostante i problemi personali, gli intoppi burocratici, le giornate nere, riesce a risolvere un nostro problema e ad ascoltarci col sorriso.

Perché, siamo franchi, quanti di noi, magari anche un po’ più avanti con l’età, hanno scambiato un funzionario pubblico allo sportello per un sacerdote nel confessionale e ha passato ore a confidargli tutti gli affari della sua vita privata, prima di giungere alla richiesta?

Bene, puoi comprendere da solo come, a fare la differenza, nel tanto famoso posto fisso, siano le persone che lo ricoprono più che il posto in sé.

E anche se non è come lavorare alle Maldive, in fondo, regala profonde gratificazioni.

Senza tener conto della stabilità e delle “agevolazioni” che ancora è in grado di garantire rispetto anche alle più grosse imprese nostrane.

Rimane il fatto, però, che, riscoperta l’alta pregnanza romantica, umana e, perché no, anche materiale che si cela dietro il famoso posto fisso, per poterci arrivare tocca sempre superare un concorso pubblico, spesso improntato sulla valutazione dei titoli posseduti e prove d’esame da sostenere.

Ora, tralasciando tutto il mormorio di fondo sulle più basse insinuazioni legate a “spintarelle” o meno, tutte da verificare, rimane il fatto che per superare un concorso pubblico e ricoprire un posto fisso, come per il lavoro in proprio, tocca farsi due “spalle” così.

Tocca studiare, studiare, studiare e ancora studiare. Perché solo studiando puoi assicurarti quelle conoscenze che ti permetteranno, un giorno, di svolgerlo al meglio, ed evitare di essere incluso nel famoso fascio d’erba che ce li fa vedere tutti allo stesso modo: inutili, incompetenti e inetti.

E i titoli?

Beh, fanno parte dello studio e delle conoscenze di cui sopra che, intanto che li svolgi, se riesci ad ottenere anche i famosi pezzi carta è meglio, già che in qualche modo lo dovrai dimostrare.

Che si fa, però, se, come me, anche tu hai avuto la vocazione un po’ in là  nella carriera e non hai ancora conseguito la maggior parte dei titoli richiesti dalla stragrande maggioranza dei concorsi?

Si fa che ti rimbocchi le maniche e ti dai da fare per conseguirli, diversamente saresti parecchio penalizzato rispetto a chi si è portato avanti più di te.

Spaventato? No, dai, anche perché, come sempre non ti lasciamo solo.

Fra i tanti attestati che vengono richiesti nella maggior parte dei concorsi pubblici, soprattutto relativi all’insegnamento e al personale ATA, c’è la famosa Patente Europea per l’utilizzo del PC.

Per intenderci quello che, fra i titoli informatici preferenziali, trovi scritto sotto la voce EIPASS.

Bene, sappi che data l’imminenza con cui il concorso ordinario e straordinario per l’insegnamento, come per il personale ATA, dovrebbero essere banditi, hai necessità di conseguirlo il più velocemente possibile.

E a questo ci pensa la CDQ Formazione, grazie al quale puoi seguire il corso di preparazione e acquisire l’attestato EIPASS, a seguito di esame, in tempi molto rapidi e, più di tutto, spendendo solo 197 Euro!

Chi altri ti da questa possibilità?

Se non sei convinto, prova tu stesso a verificare, ricercando qualche bando scaduto, e scoprirai che grazie al possesso dell’attestato EIPASS riuscirai ad aggiungere 1 punto a quelli che già possiedi grazie agli altri titoli.

E credimi sulla parola se ti dico che, quando si tratta di graduatorie e di concorsi pubblici, anche mezzo punto può fare la differenza e cambiarti la vita.

Alla fine della fiera il mio consigli è: non aspettare.

I concorsi potrebbero essere banditi da un momento all’altro. Ormai sono alla vigilia dell’approvazione del Decreto Legge e tu corri seriamente il rischio di arrivarci impreparato. Già che, il possesso del titolo è preso in considerazione solo se conseguito entro la data di pubblicazione dei bandi.

E quello per l’insegnamento o per il personale ATA è solo un esempio. Se fai una rapida ricerca ti sarà facile scoprire come molti altri bandi siano stati pubblicati negli ultimi tempi.

Forse, la macchina si sta davvero sbloccando.

Non perdere altro tempo, chiama allo 0883 885522 o scrivici nella nostra sezione contatti per ricevere tutte le informazione necessarie a conseguire quanto prima il tuo attestato EIPASS.

Magari, la prossima, sarà davvero la tua volta buona!

A presto

Paola – Responsabile Comunicazione CDQ Formazione